3. Gli autori di questo articolo ritengono dal canto loro, come in precedenza già accennato, che i cunicoli siano stati scavati dagli Etruschi e dai Latini pressoché esclusivamente nei depositi tufacei e pozzolanici di origine vulcanica del Lazio per i seguenti scopi: 1) ottenere acqua pura a seguito dell'azione filtrante dei terreno ed anche, seppur più raramente, 2) drenare luoghi o terreni in eccesso di umidità, 3) captare sorgenti perenni, 4) derivare acqua da corsi d'acqua (probabilmente per uso irriguo).
Molte altre funzioni possono venire attribuite alle numerose escavazioni condotte in antichità nei luoghi in parola. Ma i tunnel di cui ai punti 3 e 4 - che sono totalmente diversi dai cunicoli e in molti casi di esecuzione più tarda - non vanno confusi con questi.
La diversità tra qanat iraniani, khettara marocchini, etc. ed i cunicoli laziali, risiede innanzitutto nel fatto che, mentre i primi, tipici di contrade a clima più arido di quello laziale, raccolgono acque perenni dagli strati acquiferi più profondi, i cunicoli laziali scavati molto più superficialmente, risultano molto più sensibili ai singoli eventi piovosi nei loro aspetti di intensità e frequenza. I qanat portano acqua tutt'ora, mentre i cunicoli (esclusi quelli indicati ai precedenti punti 3 e 4 per l'esattezza) sono attualmente secchi e solo in qualche caso raccolgono così modeste quantità d'acqua che, anche in tempi antichi, la loro escavazione non sarebbe stata giustificata.
Altra notevole differenza tra i cunicoli laziali e qanat, khettara, etc. sta nel fatto che, mentre i primi sono costruiti indipendentemente gli uni dagli altri per funzionare al servizio di singole comunità agricole e di modesti insediamenti, i secondi sono strutturati in grandi sistemi al servizio di complessi gruppi di utenze agricole o urbane. D'altronde, mentre i cunicoli sono scavati sulle "spallette" della densamente incisa pianura laziale (figg. 1 e 3), le analoghe opere del vicino Oriente e del nord Africa risultano svilupparsi di preferenza lungo ampie vallate alluvionali o in grandi ventagli di origine erosiva (fig. 13).
Gli autori di questa nota, ritengono che i risultati delle recenti ricerche sui cambiamenti climatici possano chiarire tale apparente contraddizione. In particolare, solo di recente si è incominciato a raccogliere le prove dei cambiamenti climatici avvenuti nel primo millennio a.C. nel Lazio o in aree climaticamente non troppo distanti dall'Italia centrale. Trattasi in particolare delle morene lasciate dal ghiacciaio Fermann in Tirolo e dei banchi torbosi della antica palude di Bunte Moor. I rilievi eseguiti hanno accertato due periodi dì espansione glaciale tra il 900 e il 200 a.C. separati da un breve periodo di circa un secolo. Il clima mediterraneo è, in tale millennio freddo-umido con un significativo incremento delle piogge estive 5 (vedere Tavola sinottica).
Poiché la rete di cunicoli laziali giace a poca profondità, essa veniva alimentata dalle frequenti precipitazioni così da garantire alla gente del posto acqua pura, evitando il ricorso alle acque di superficie o lo scavo in profondità per raggiungere la falda perenne.
Lo scavo di una rete di captazione di acque di tipo cunicolare può essere concepito solo in presenza di insediamenti stabili con una popolazione impegnata in un'attività agricola consolidata. Questo stadio di civilizzazione viene raggiunto nell'area in questione intorno al IX secolo a.C., quando cioè le prime comunità protourbane fioriscono in pianura 6.
Gli etruschi sono insediati a nord ovest del Tevere, i Latini a sud (fig. 7). È la fusione di questi due grandi gruppi etnici che contribuisce alla creazione delle condizioni favorevoli alla nascita di Roma. E' in questo ambiente che la tecnica cunicolare nasce. A quel tempo gli scambi culturali con l'Oriente, in continuo aumento, possono aver influito sulla diffusione dei cunicoli . Ma in quale direzione tale diffusione sia avvenuta rimane da chiarire.
Dal 300-200 a.C. la temperatura media ambientale aumenta e la piovosità diminuisce nel bacino del Mediterraneo. Con il I sec. a.C. la regione diviene più arida ed i cunicoli scavati nel precedente millennio si prosciugano. Le condizioni termiche divengono favorevoli alla proliferazione dell'anofele malarica nella pianura resa all'epoca paludosa dalle acque provenienti dalle montagne dell'interno ed intrappolate dietro la duna litoranea come tutt'ora visibile. Le aree rurali si spopolano e si perdono persino le tracce di alcuni dei più popolosi centri del Lazio preromano.
Solo Tito Livio menziona i cunicoli come opere militari, ma queste hanno poco a che vedere con quelle di cui si parla.


5 Le ricerche polliniche condotte più recentemente sui depositi lacustri laziali paiono confermare tale quadro.

6 L'uso del termine pianura non è, a rigore di termini, appropriato in quanto si riferisce ad una fisiografia del tipo di fig. 3 che mostra un andamento piuttosto movimentato. Il termine pianura è qui usato in contrapposizione a montagna.


[ Torna all'indice | Vai al capitolo successivo ]