l. A chi percorra le strade del moderno Lazio non è raro osservare, sul fronte di scavo delle cave e dei tagli operati nelle colline per il passaggio di nuove strade, la sezione di caratteristici tunnel scavati a mano, generalmente a pochi metri di profondità dalla superficie del suolo. Questi tunnel sono sostanzialmente rettilinei e pendenti quanto basta ad assicurare il flusso dell'acqua percolata attraverso le loro pareti dagli strati sovrastanti (figg. 1 e 2).


Cunicolo etrusco. Via Tiberina, Roma.

Fig. 1 Cunicolo visibile sul fronte di scavo di una moderna cava di blocchetti di tufo al km 25 della via Tiberina, nei pressi di Roma.

Cunicolo etrusco. Via Appia, Roma.

Fig. 2 Cunicolo visibile fino al termine degli anni 60 sul fronte di uno sbancamento per la costruzione di palazzine alle porte di Roma, al bordo della via Appia Pignatelli poco prima della località "IV Miglio". Notare il ripiano su cui lo scavatore poteva poggiare gli attrezzi ed il lume per far luce al luogo di scavo.

Cunicolo etrusco, Via di Torrevecchia, Roma.

Fig. 3 Uno scorcio di campagna alla periferia di Roma (sullo sfondo il tratto sud di via di Torrevecchia). A mezza costa, lungo la valletta, è visibile la successione di cespugli cresciuti al bordo della bocca di accesso dei pozzi di un cunicolo. Il pozzo in primo piano è parzialmente franato. Lo sbocco del cunicolo è in corrispondenza di una curva della valletta. I pozzi sono stati interrati e la superficie spianata nel 1986 poco dopo il rilevamento fotografico.

Un attento osservatore dei dettagli del paesaggio potrà anche notare, al piede delle colline pur modeste, serie di cespugli o di piccoli ammassi di vegetazione diversa dalla circostante disposti lungo le curve di livello (fig. 3). Tali cespugli, verdi per tutto l'anno, sono facilmente visibili in estate quando il resto della vegetazione naturale è (nella regione mediterranea) rada e ingiallita. Osservandoli da vicino è facile constatare come questi cespugli crescano intorno alla bocca di pozzi verticali che collegano la volta dei tunnel con la superficie del terreno.
L'acqua scorre tutt'ora in alcuni tunnel, ma in pochi ed in quantità limitata (inferiore a 1 l/sec.). Più spesso essi sono del tutto secchi. In molti casi sono parzialmente o totalmente occlusi da materiale terroso o da depositi calcarei (figg. 1, 2, 4, 5, 15 e 26).
Si tratta di tunnel, chiamati cunicoli dal latino cuniculus (i), scavati dagli etruschi e dai latini nelle formazioni geologiche originate dai vulcani, attualmente estinti, che si estendono lungo una linea pressoché parallela alla costa tirrenica a nord e a sud di Roma (figg. 6 e 7).

Cuniculi etruschi. Via Sicilia, Roma.

Fig. 4 Una coppia quasi parallela di cunicoli sottopassanti le mura Aureliane nei pressi di via Sicilia (Roma). Il cunicolo di sinistra è parzialmente occluso da depositi calcarei (dettaglio in fig. 5); quello di destra (frecce con pallino) è interrato per circa 60 cm da un sedimento terroso fine (riguardano questo cunicolo anche le figg. 8H, 10, 11 e 12). Scavo eseguito per motivi edilizi nel 1953.

Cunicolo etrusco. Via Sicilia, Roma.

Fig. 5 Dettaglio del cunicolo di sinistra di fig. 4. Il massiccio deposito calcareo è, in piccola percentuale, misto a terra fine.

Lazio

Fig. 6 Orografia laziale. Notare l'allineamento dei crateri vulcanici. Nei banchi pozzolanici e tufacei di origine vulcanica gli etruschi e i latini hanno scavato i cunicoli. Il punto indica la città di Roma.

I molti tipi di escavazioni eseguite in epoca romana e preromana nel sottosuolo laziale possono venire classificati, dal punto di vista funzionale, come segue: 1) tunnel di captazione delle acque piovane percolate dagli strati sovrastanti e filtrate attraverso le pareti, 2) tunnel per scopi di bonifica (drenaggio), 3) tunnel per captazione di sorgenti perenni, 4) tunnel di derivazione, 5) acquedotti, 6) fogne, 7) sbocco di laghi, 8) passaggi (anche a scopo militare), 9) luoghi di culto, 10) ricoveri per bestiame, 11) cave, 12) catacombe (antichi cimiteri cristiani).
I cunicoli considerati in questa trattazione ricadono nelle prime quattro categorie funzionali. Mentre la loro localizzazione e le loro caratteristiche di forma e dimensione sono, pur con piccole varianti, piuttosto definite, manca l'accordo degli studiosi sulla paternità dell'opera e sulla funzione per la quale sono stati scavati.
I cunicoli si trovano in quella parte dell'Etruria meridionale e del Lazio antico 2 caratterizzata dalle formazioni pozzolaniche e tufacee originatesi nel tardo Terziario e nel Quaternario a seguito delle eruzioni del complesso vulcanico costituito dagli attuali monti Volsini, Cimini e Sabatini e più a sud, oltre il fiume Tevere, dai Colli Albani (figg. 6 e 7).

Etruschi e latini nel Lazio.

Fig. 7 Con l'VIII sec. a. C. la cultura etrusca si è affermata a nord di Roma. Ne è conseguita una grande influenza sui Latini insediati a sud del fiume Tevere. L'area tratteggiata è occupata da formazioni vulcaniche. I punti indicano le località di ritrovamento di cunicoli da parte degli Autori. Le zone quadrettate sono quelle più ricche di cunicoli.

I cunicoli sono in sostanza dei piccoli tunnel a sezione pressoché rettangolare, con volta dì forma baulata od ogivale, alti da 1,6 a 1,8 metri, e larghi da 60 a 70 centimetri, giusto quanto basta ad un uomo di non elevata statura per lavorare con un minimo di comodità. La comunicazione tra il cunicolo e la superficie del terreno è assicurata da una serie di stretti pozzi distribuiti lungo il cunicolo a distanza, tra di loro, di 40 ÷ 60 metri.
Tali pozzi consentivano un più agevole spurgo dei materiali di risulta al momento dello scavo e della manutenzione, rappresentando anche una via di salvezza per lo scavatore nel caso di occlusione per crollo. In alcuni rari cunicoli un ripiano continuo ricavato sulla parte alta di una delle pareti serviva di appoggio per gli strumenti di lavoro e per la lanterna con cui veniva illuminato il fronte di lavoro (fig. 2 e 8E). Le pareti dei cunicoli non venivano in genere intonacate. Solo raramente (e forse nei più tardi) le pareti inferiori e il fondo dei cunicoli erano ricoperti da un intonaco costituito da un conglomerato di calce, sabbia, pozzolana e frammenti di terracotta, chiamato in epoca romana opus signinum (figg. 8G e 23). In altri casi, su una parete, veniva ricavato, un piccolo canaletto di raccolta delle acque filtrate cosicché le stesse non toccassero il fondo meno pulito del cunicolo (figg. 8F, 16 e 21).
Categorie di cunicoli.

Fig. 8 I cunicoli laziali hanno sezione ogivale con modeste varianti. Talvolta presentano su una parete un ripiano di appoggio (fig. 8E) e nicchie (fig. 8H) o un canaletto per la raccolta delle acque filtrate (fig.8F). Alcuni hanno la parte più bassa delle pareti intonacata (fig. 8G).

Sulle pareti del cunicolo è quasi sempre ancora visibile il segno lasciato dallo strumento usato dallo scavatore con il movimento arcuato del braccio dall'alto verso il basso (fig. 9). Il cunicolo era scavato da valle verso monte. Talvolta, quando lo scavo era iniziato simultaneamente da due opposte direzioni o da punti diversi lungo il percorso, si rilevano disallineamenti lungo la sezione di incontro non superiori a pochi centimetri a testimonianza della precisione del lavoro. Anche a causa della orografia i cunicoli raramente superano la lunghezza di alcune centinaia di metri. Talvolta alcuni cunicoli - posti sulla stessa verticale, a diversa profondità - corrono in direzioni diverse. Sebbene siano stati trovati cunicoli intercomunicanti a costituire veri e propri sistemi, essi sono generalmente indipendenti tra loro e probabilmente a servizio di comunità autonome. 1 pozzi verticali di accesso sono rettangolari, di sezione da 1 a 2 metri quadrati. Piccoli gradini (pedarole) scavati ad altezze sfalsate sulle due pareti contrapposte tra loro più vicine consentivano allo scavatore un più comodo accesso al cunicolo (figg. 10 e11).
Cunicolo etrusco. Del Pelo Pardi.

Fig. 8H L'ing. Tommaso Del Pelo Pardi mostra una nicchia su una parete del cunicolo di destra di fig. 4. La volta del cunicolo e parte di una parete sono state asportate dai lavori edilizi.


Cunicolo etrusco. Monte Antenne, Roma.

Fig. 9 Cunicolo di monte Antenne alla periferia nord di Roma. Sulla parete sono visibili i segni lasciati dalla punta dello strumento di scavo.

Cunicolo etrusco. Franco Ravelli.

Fig. 10 Pozzo verticale del cunicolo di destra di fig. 4 poco prima della sua distruzione avventa per fare luogo alle fondamento di un fabbricato. Le pareti del pozzo e la pedarola (freccia) sono ricoperti da una spessa concrezione calcarea. La fotografia, scattata nel 1953; mostra l'autore Franco Ravelli, durante lo svuotamento del pozzo.


Cunicolo etrusco. Via Sicilia, Roma.

Fig. 11 Sezione del pozzo di fig. 10 durante l'avanzamento dello sbancamento che portò alla sua distruzione. Notare il deposito calcareo sulle sue pareti, le pedarole ed il punto di innesto del pozzo sulla volta del cunicolo. I segni di opposta direzione sulle pareti dei due rami del cunicolo dicono che lo scavo avvenne nei due sensi partendo proprio dal pozzo.


Cunicolo etrusco. Via Sicilia, Roma.

Fig. 12 Frammenti di varia natura provenienti dallo svuotamento del pozzo di figg. 10 e 11. Sul fondo della ciotola di argilla rossa a vernice nera (III sec. a. C.) il proprietario ha graffito il proprio nome: BITUS.


I cunicoli si estendono nel Lazio per centinaia, forse per migliaia di chilometri. È difficile avere un'idea esatta del loro sviluppo complessivo non essendo mai stati oggetto di una sistematica esplorazione e censimento. L'interramento ha poi generalmente portato alla occlusione della bocca dei pozzi di accesso rendendone difficile la individuazione in superficie.
Gli autori di questo lavoro ritengono che i cunicoli siano stati scavati principalmente allo scopo di raccogliere l'acqua di origine piovana intercettata dal terreno e resa potabile dalla azione filtrante dello stesso. Non si tratterebbe però di intercettazione di falde più o meno profonde, o di captazione di sorgenti perenni, ma di tunnel, piuttosto superficiali, di emungimento delle acque filtrate in occasione di ogni singola pioggia, anche di quelle più modeste del periodo estivo. La ubicazione superficiale del cunicolo, in ambiente a regime all'epoca più piovoso dell'attuale (come si vedrà), permetteva infatti nella particolare fisiografia della campagna romana, caratterizzata da pendenza generale limitata e incisioni vallive poco accentuate, il più facile sbocco in superficie del cunicolo e la possibilità di contenerne lo sviluppo nell'ambito di determinati confini quali, ad esempio, quelli dell'area della comunità che aveva realizzato l'opera.
Cunicoli profondi o di maggiore lunghezza erano in ogni modo scavati dove la fisiografia dei luoghi lo permetteva. Questi risultano però meno frequenti di quelli superficiali di cui si è detto. Altrettanto meno frequenti di questi ultimi sarebbero i cunicoli di drenaggio (particolarmente concentrati in zone necropoliche) e quelli di derivazione di acque ai fini irrigui o per altro impiego. Forse i cunicoli di più esteso sviluppo (ed onerosità esecutiva) vanno visti in associazione ai nuclei urbani di maggior ampiezza sviluppatisi in periodo tardo.
L'epoca di scavo dei cunicoli andrebbe collocata tra l'800 e il 400 a.C. ed a scavarli sarebbero stati gli Etruschi nell'Etruria meridionale ed i Latini, sotto l'influenza dei primi, nell'adiacente Latium vetus.
Varie funzioni sono attribuibili ai numerosi altri tipi di escavazioni eseguite in antico nell'area laziale. Ma queste sono sempre strutturalmente diverse dai cunicoli e non devono essere confuse con essi.



2 Il Latium vetus riguardava il tratto della fascia costiera esteso a sud del fiume Tevere fino a Terracina.


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